Arresti e ricorsi, a Milano la magistratura riempie il vuoto della politica

L'inchiesta sull'urbanistica
L’inchiesta di Milano ha evidenziato quanto la pubblica amministrazione sia priva di anticorpi. E i ricorsi al Riesame non risolveranno il problema

Giunti a questo punto, anche se può apparire come un paradosso, gli arresti decisi dal giudice delle indagini preliminari Mattia Fiorentini sono addirittura secondari rispetto ai grandi problemi emersi con l’inchiesta. Innanzitutto c’è il quadro di una pubblica amministrazione completamente priva di anticorpi per responsabilità della politica, che sul punto continua a fare finta di niente. Infatti nessuno ha sottolineato l’evidente lacuna, oltre all’assenza di reazione a livello di progettualità sulle strade da seguire per porre rimedi accettabili capaci di funzionare, se non nel breve, quantomeno a medio termine. La politica fatta in questo modo non potrà non lasciare sempre più spazio agli interventi della magistratura, che inevitabilmente finirà per accrescere il suo potere chiamata ad affrontare fenomeni che altri hanno il compito di prevenire.
Si tratta di una situazione che non è pensabile possa essere nemmeno parzialmente risolta dai ricorsi al Tribunale del Riesame, al quale i destinatari delle misure cautelari si sono già rivolti. A cominciare dall’ex assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, che punta le sue carte sulle dimissioni e sul trasferimento come funzionario comunale a un settore diverso dall’urbanistica. Argomenti, questi, già non presi in considerazione dal gip, perché sul punto esiste giurisprudenza consolidata secondo cui non è l’incarico a dare il potere. È il contrario. L’incarico sarebbe il frutto del potere, anche dimettendosi è possibile conservare la rete di rapporti e le competenze che avevano portato, secondo l’accusa, alla commissione di reati.
Lo sviluppatore immobiliare Manfredi Catella, considerato una sorta di “re del mattone”, ricorre facendo presente di non avere più le deleghe che il gruppo Coima ha passato ad altri manager. Ricorre pure l’unico finito in carcere, Andrea Bezziccheri di Bluestone, che secondo l’ordinanza emessa dal gip avrebbe beneficiato anche di finanziamenti occulti provenienti da traffico droga e armi. Spera nel Riesame Giuseppe Marinoni ex presidente della commissione paesaggio, il fulcro degli illeciti secondo l’accusa. Marinoni avrebbe “incamerato” fino all’80 per cento delle commesse della società di ingegneria Erica “J-S” che si accontentava della quota restante.
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