Il governo no ha nessun piano sulle droghe

L'appello per una riforma
Mantovano ha annunciato per novembre la sua prima Conferenza nazionale, il copione è già scritto: repressione e criminalizzazione.

Partiamo da qui: dal “fallimento di politiche rinunciatarie, riassunte nella politica della Riduzione del Danno” annunciato nella relazione sulle dipendenze dello scorso anno dal plenipotenziario del Governo Meloni, Alfredo Mantovano. In questa affermazione c’è la cifra politica della posizione della destra sulle droghe: il ribaltamento della realtà e la costruzione di una narrazione funzionale al proprio approccio ideologico e moralistico.
Se mai una politica ha fallito, come dimostra la semplice osservazione del presente delle nostre città, è il proibizionismo sulle droghe. Incardinato sulla convenzione ONU del 1961, l’impianto repressivo penale del Testo Unico sulle droghe in vigore in Italia porta sì in carcere un terzo della popolazione detenuta, ma è stato completamente incapace di avere effetti su domanda e offerta di sostanze psicotrope. Al contempo ha prodotto milioni di anni di galera e una miriade di danni sociali e sanitari a cui solo le politiche di riduzione del danno hanno saputo arginare. Se oggi le morti per overdose nel nostro paese non superano i 300 casi, lo dobbiamo proprio alle unità di strada, ai drop in, agli interventi nei contesti del divertimento introdotti in Italia a partire dagli anni ‘90. Non certo agli allarmi, puntualmente seguiti da proclami, del Mantovano di turno.
Questo Mantovano, ispiratore della legge Fini-Giovanardi che per 8 anni ha equiparato tutte le sostanze finendo per unirne irrimediabilmente i mercati, ha annunciato per il 7 e 8 novembre 2025 la sua prima Conferenza Nazionale sulle Droghe. È sufficiente ricordare i provvedimenti governativi di questi anni, basati su repressione, criminalizzazione, esclusione per comprendere come il copione sia già scritto. Dal decreto anti-rave al decreto Caivano, dalla riforma del codice della strada – che, come ormai evidente anche ai Ministeri della Salute e dell’Interno, colpisce indiscriminatamente i consumatori, anche di sciroppo per la tosse, a prescindere dal fatto che si sia alla guida in stato alterato – fino allo zenit ideologico dei fiori di canapa industriale assimilati alle sostanze stupefacenti. L’esecutivo ha intrapreso una strada che non solo ignora le evidenze scientifiche, ma alimenta lo stigma e la guerra ideologica contro le persone che usano droghe (PUD).
Così, nella preparazione della Conferenza, queste e la società civile esperta sono state escluse. Una netta inversione di rotta rispetto alla Conferenza del 2021, che, pur tra mille limiti, aveva aperto il confronto a tutte le voci, portando all’approvazione di documenti avanzati e di un Piano Nazionale sulle Droghe frutto di un vero processo partecipativo. Piano che l’attuale governo ha esplicitamente ignorato, azzerando ogni prospettiva di riforma. Per rispondere a questa politica miope e repressiva, una vasta rete di realtà della società civile per la riforma delle politiche sulle droghe ha deciso di convocare una Contro-Conferenza nazionale, che si terrà a Roma in contemporanea con l’appuntamento governativo. “Sulle droghe abbiamo un piano”: è chiaro il messaggio dell’appello siglato da A Buon Diritto, ARCI, Antigone, Associazione Luca Coscioni, CGIL, CNCA, Comunità San Benedetto al porto, Forum Droghe, Gruppo Abele, Itanpud, ITARDD, l’Altro Diritto, LILA, la Società della Ragione, l’Isola di Arran, Meglio Legale, Tutela Pazienti Cannabis.
È il piano che emerge da decenni di pratiche nei territori, di lavoro sociale e sanitario, di studio, di riduzione del danno, di mobilitazione degli operatori e delle persone che usano sostanze. È il piano di chi ha a cuore i diritti, la salute, la giustizia sociale. È quel piano che rende evidente come invece la destra al governo non lo abbia e, ripetendo mantra e riti ormai privi di significato, sia solo in grado di usare il diritto penale per dimostrare al paese di stare facendo qualcosa. I promotori vogliono costruire un percorso collettivo, diffuso nel paese e aperto al dialogo con i cittadini e le amministrazioni locali, con il mondo giovanile, studentesco, sindacale, professionale e politico.
Perché “governare le droghe è possibile”, ma per farlo serve un cambio di paradigma: passare da un modello penale e punitivo a un governo sociale del fenomeno, fondato sulla depenalizzazione, sulla decriminalizzazione dell’uso, sulla regolazione legale della cannabis, sull’attuazione dei Livelli Essenziali di Assistenza della riduzione del danno, su una giustizia che limiti il ricorso alla detenzione e sostenga percorsi alternativi di comunità, in particolare per le persone più vulnerabili. L’appello è su www.conferenzadroghe.it
*Forum Droghe
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