Referendum, quorum raggiungibile? Cosa dicono le ultimissime stime. Fondamentale l'affluenza alle ore 12 di domenica

Chiusa la campagna elettorale per i referendum su lavoro e cittadinanza. Italiani chiamati al voto domenica 8 giugno dalle ore 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15. Sulla vittoria netta e chiara del SI' non ci sono dubbi, ma la vera sfida è quella del quorum. Se non vanno alle urne il 50% più uno degli elettori aventi diritto i quesiti saranno nulli. E i precedenti non fanno ben sperare, considerando anche il progressivo e continuo calo della partecipazione al voto anche nelle elezioni, sia politiche che europee, per non parlare di comunali e regionali.
Il 17 aprile del 2016 sul referendum contro le trivelle si recò alle urne il 31,2% mentre il 12 giugno del 2022 sui quesiti promossi dalla Lega e dai Radicali sulla giustizia l'affluenza fu soltanto del 20,4%. Questa volta è vero che soprattutto nelle ultime settimane e giorni c'è stata molta esposizione mediatica e la campagna referendaria si è infiammata soprattutto dal 2 giugno quando, in occasione della Festa della Repubblica, la premier Giorgia Meloni ha affermato che andrà al seggio senza però ritirare le schede. Un modo edulcorato per astenersi. E infatti nei giorni successivi la presidente del Consiglio ha difeso la scelta politica del non voto ricordando come la sinistra, e in particolare i Ds, prima della nascita del Pd invitarono proprio all'astensione.
Il Centrodestra diserterà i seggi tranne Noi Moderati e Udc che invitano a votare cinque NO ma nei sondaggi valgono forse l'1%. Praticamente quasi insignificante. Il Pd con la segretaria Elly Schlein è schieratissima e ha fatto una campagna referendaria molto intensa e partecipata a sostegno di cinque SI' provocando però molti malumori nel suo partito visto che esponenti di primissimo piano della minoranza riformista guidata da Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Lia Quartapelle, Giorgio Gori (e molti altri moderati Dem) hanno dichiarato che voteranno due NO sul Jobs Act (alcuni anche tre) perché non si cancellano leggi fatte dallo stesso Pd, anche se allora guidato da Matteo Renzi.
Il M5S è stato più defilato anche se sul lavoro invita a votare 4 SI' e sulla cittadinanza agli stranieri lascia libertà di voto, ma Giuseppe Conte si esprimerà a favore dell'abrogazione dei dieci anni di attesa per scendere a cinque. Molto attiva per cinque SI' anche Alleanza Verdi Sinistra mentre Azione e Italia Viva, che dicono SI' al referendum sulla cittadinanza e molti NO ma anche libertà di voto su quelli sul lavoro, hanno fatto una campagna elettorale non particolarmente sentita. Fare previsioni sull'affluenza alle urne è molto difficile, spiegano i sondaggisti interpellati da Affaritaliani.it.
Ma considerando anche la forte mobilitazione della CGIL, anche se non rappresenta tutti i lavoratori ma è il principale sindacato, la partecipazione al voto per i referendum - secondo una media delle varie stime - dovrebbe attestarsi intorno al 35% (forse più verso il 40 che verso il 30). Segno di una mobilitazione importante anche se non sufficiente per far passare i quesiti. Il raggiungimento del quorum, non impossibile al 100%, viene considerato però "difficilissimo".
E molto dipenderà dalla prima affluenza, quella delle ore 12 di domenica. Infatti sta circolando un tam tam tra gli elettori del Pd e gli iscritti alla CGIL per andare subito al mattino presto a votare appena aperti i seggi. Il motivo? Molta gente magari poco interessata ma teoricamente propensa a votare se vedesse un'affluenza sopra il 10% già alle 12 di domenica sarebbe invogliata a recarsi alle urne, se invece fosse ad esempio del 5% o addirittura sotto scoraggerebbe la partecipazione al voto anche nel pomeriggio-sera e lunedì.
Tornando alle stime, al di là della strategia sull'orario di voto, oltre il 40% sarebbe politicamente un bel risultato per Schlein, anche se inutile nel concreto, perché confermerebbe la leader del Pd come la vera antagonista di Giorgia Meloni. Un 35-37% sarebbe un risultato atteso che lascerebbe sostanzialmente tutto invariato. Laddove invece si scendesse verso il 30% o addirittura sotto questa soglia il risultato sarebbe quello di un clamoroso flop soprattutto per il Pd e la sua segretaria e per la CGIL e in particolare per Maurizio Landini.
A quel punto al Nazareno scatterebbero le accuse incrociate. La maggioranza di sinistra contro i riformisti per non essersi impegnati abbastanza e, viceversa, i moderati Dem contro il gotha della segreteria (Schlein in testa) per essersi appiattito sulla CGIl e anche sulla sinistra-sinistra di AVS e M5S quando invece la vittoria a Genova dimostra che serve convincere il centro. E qui si aprirebbe uno scontro durissimo dagli esiti imprevedibili nel Pd che metterebbe a rischio anche il probabile 4 a 1 alle Regionali.
E per mettere le mani avanti la stessa Schlein qualche giorno fa nelle Marche - sfida chiave visto che il presidente uscente è di Centrodestra e in particolare di Fratelli d'Italia, Francesco Acquaroli - ha affermato che le Regionali avranno una forte valenza politica. Forse - spiegano nello stesso Pd - perché sa perfettamente che è impossibile raggiungere il quorum ai referendum di domenica e lunedì.
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