Processo a Musk: il bilancio della guida del Doge e le prossime mosse

A dicembre 2024, Elon Musk ha toccato una ricchezza mai vista prima: 470 miliardi di dollari. A gennaio 2025, è entrato alla Casa Bianca come capo del Doge per tagliare la spesa pubblica. Cinque mesi dopo, da quel ruolo sta uscendo di scena. Con una ricchezza personale gigantesca e ancora ineguagliata, ma che vale 100 miliardi in meno. È un segnale: qualcosa non funzionato. Tagliare la spesa pubblica è più difficile di mandare satelliti nello spazio? E ora, che cosa farà?
Sono le premesse del panel «Processo a Musk» che si è tenuto al Festival dell’Economia a Trento. «Per riformare la pubblica amministrazione esistono dei processi, non è come aprire un lavandino di colpo. Ci sono le mezze misure - dice Giampiero Massolo, diplomatico e analista geopolitico, presidente Mundys - . Esiste poi persino negli Usa un tar, e dunque procedure giuridiche di tutela amministrativa. L’onda d’urto forse era anche salutare. Però la cura è riuscita e il paziente è morto. Ma qui il paziente rischia di essere Musk».
Per Francesco Micheli, imprenditore, oggi presidente di Nextalia, «Musk è un furbacchione formidabile. Io sono convinto che sia un alieno arrivato chissà da quale galassia. La sua grande ricchezza è cresciuta nel momento in cui è stato cooptato da Trump, poi il valore è sceso, preda delle oscillazioni del valore di Borsa delle sue aziende. La decisione di mettersi da parte l’ha presa quando Trump, con incompetenza e senza rendersi conto dei danni che pagherà politicamente, ha annunciato i dazi. E in parte sta già recuperando. Resta un personaggio incredibile».
Massimo Ponzellini, oggi presidente Lizard Renewables e direttore generale Kalrock Capital, si schiera: «Io nel processo scelgo di difendere Musk. In questo ruolo politico si è presentato con una mazza da baseball e l’ho apprezzato. Poi, come sempre accade, si è scontrato con la burocrazia, che è un leviatano imprendibile. Ha capito che menare le botte è controproducente. E infatti dove è riuscito? Nello spazio, che non è terra di nessuno, non ci sono le leggi. Tra satelliti e tecnologie abilitanti si è posizionato benissimo per il futuro. Diventerà estremamente ricco. Molto più ricco. Siamo all’aperitivo».
Angelica Migliorisi, autrice insieme a chi scrive di «Elonomics», il libro che affronta pensiero, crisi e prospettive di Musk, fa un bilancio del Doge numeri alla mano: «Musk aveva promesso un taglio di 2mila miliardi di dollari della spesa pubblica, ma la contabilità del Doge si ferma oggi a 170 miliardi. C’è di più: se si guarda nei dettagli, solo una piccola parte di questa cifra è ben documentata, poco più di 30 miliardi. Da questo punto di vista, il bilancio della sua esperienza alla guida del Doge è certamente negativa. Governare un Paese non è come amministrare un’azienda. Quando elimini agenzie come la Usaid non stai solo tagliando qualche costo, stai facendo in modo che in diversi Paesi africani la gente non riceva più le sue medicine».
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