I musei più impressionanti e innovativi dal punto di vista architettonico del 2025

Tra le mura dei musei di tutto il mondo sono ospitati antichi artefatti, oggetti affascinanti con secoli di storia, splendide opere d’arte e molto altro ancora. Ma la verità è che, in diverse circostanze, anche gli edifici in cui si trovano sono dei veri e propri capolavori creati dall’uomo. Per questo motivo è nato il Prix Versailles, un prestigioso premio di architettura e design, che ha recentemente riconosciuto i sette migliori musei a livello architettonico del 2025.
Tale onore è stato conferito a strutture da poco create o rinnovate di tutto il mondo, grazie al lavoro di una giuria esperta che si è basata su un rigoroso design artistico sviluppato su iniziativa e al servizio di un approccio autentico incentrato sul patrimonio e sul paesaggio.
Come dichiarato, per mezzo di comunicato stampa, da Jérôme Gouadain, Segretario Generale del Prix Versailles: “La Lista dei Musei Più Belli del Mondo per il 2025 offre un panorama straordinario e particolarmente significativo delle più recenti realizzazioni museali, rappresentando al tempo stesso l’esuberanza della creatività giovanile e la maturità delle competenze che ispirano e rendono possibili tali opere”.
Ha poi continuato: “Creando atmosfere uniche, pensate per la specifica missione di ogni sito, questi luoghi regalano esperienze singolari ai visitatori, spingendoli ad aprire la mente sia verso l’esterno che l’interno. Mai come oggi, il mondo intero ha mostrato un bisogno così chiaro di ricordare quanto sia profondamente radicato in un’umanità libera e unita”.
Date le premesse, non ci resta che scoprirli insieme.
Grand Palais, ParigiUno dei 7 musei più belli del mondo per il 2025 è il Grand Palais di Parigi, capolavoro dell’architettura Beaux-Arts che fonde eleganza classica e modernità strutturale. Situato lungo gli Champs-Élysées, fu costruito sotto la supervisione dell’architetto Charles Girault per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900 (è stato anche recentemente utilizzato per le Olimpiadi).
Un centinaio di operai e una quarantina di artisti contribuirono alla sua realizzazione con sculture, mosaici e affreschi. Fino ad arrivare ai giorni nostri, dove un ampio progetto di restauro – guidato da Chatillon Architectes – ha portato alla nascita di un enorme tetto in vetro di 17.500 m², che inonda lo spazio di luce naturale. Nel corso del tempo, quindi, il Grand Palais è stato trasformato in un luogo di scoperta e condivisione, dove si intrecciano arti, innovazione ed esperienze immersive.
In più, è stata valorizzata anche la galleria superiore che corre lungo tutto il perimetro, fino a creare una sorta di legame suggestivo tra passato, presente e futuro dell’edificio.
Saka Museum, BaliNel luglio del 2024, a Bali, è stato inaugurato il Saka Museum all’interno del lussuoso complesso alberghiero dell’Ayana Estate, sulla baia di Jimbaran. Un posto che è stato quindi selezionato in quanto è stato in grado di tramutare il lusso in cultura.
Progettato dallo studio Mitsubishi Jisho Design, è uno spazio che incarna la filosofia balinese del Giri Segara, ovvero l’equilibrio sacro tra montagna e mare, simbolo delle forze interconnesse del potere spirituale e della continua trasformazione della vita.
Un principio importantissimo per coloro che vivono questa magnifica isola, e che si riflette nella copertura inclinata dell’edificio, che collega visivamente le montagne e l’oceano. A circondarlo c’è anche un lago, che a sua volta rispecchia la luce lunare mutevole, in una metafora di introspezione e rinnovamento.
Al suo interno è possibile scoprire documenti d’archivio e oggetti storici, mentre le sue esposizioni mettono in mostra le tradizioni viventi dell’isola, inclusa la filosofia contemplativa del Nyepi, il Giorno del Silenzio balinese.
Audeum, Corea del Sud
Il motivo principale per cui Audeum, in Corea del Sud, è stato inserito nella “Lista dei Musei Più Belli del Mondo per il 2025” è molto semplice: è un’esperienza sensoriale totalizzante, un luogo in cui architettura, natura e percezione si fondono in un dialogo profondo.
Firmato dal giapponese Kengo Kuma, questo museo è pensato come un’esperienza immersiva perché l’architettura non si limita a essere osservata: coinvolge vista, udito, olfatto e tatto per ristabilire un contatto diretto con la natura.
La facciata è composta da una fitta sequenza verticale di tubi in alluminio lucente, che evocano l’equilibrio dinamico tra ordine e disordine proprio degli ecosistemi naturali, catturando al tempo stesso la bellezza fugace della luce.
Una sorta di “foresta” di metallo che presenta un esterno duro e brillante, il quale si trasforma gradualmente in un ingresso rivestito di cipresso profumato. Il calore e l’aroma del legno stimolano i sensi e invitano a una connessione più intima con l’ambiente circostante. Un museo in grado di fondere vista, suono, vento e profumo in un insieme coerente.
Kunstsilo, Norvegia
Kunstsilo è un affascinante museo che sorge nella città costiera di Kristiansand, in Norvegia, considerato un esempio straordinario di rigenerazione architettonica e culturale: era un silo industriale degli anni ’30. Lo studio di architettura Mestres Wåge Arquitectes lo ha recentemente trasformato in un centro culturale di fama internazionale, in quanto la struttura originale è stata riconvertita in un potente spazio espositivo dedicato all’arte nordica, al punto da essere il più grande museo della Norvegia meridionale.
Situato sul lungomare, conta ben 3.300 m² disposti su tre piani e oggi è la culla della più grande collezione privata al mondo di arte nordica. Ma non è di certo tutto, perché dalla sua terrazza panoramica regala una vista spettacolare sulla costa. L’elemento più sorprendente dell’edificio rimane però l’insieme dei suoi giganteschi silos, che catturano la luce naturale e ne mettono in risalto l’imponente dimensione monumentale.
Simile a una cattedrale di cemento, il museo evoca un senso di maestosità e poesia, enfatizzato dalla scalinata monumentale che lo attraversa.
Diriyah Art Futures, Riyad
C’è anche un po’ d’Italia a vincere il prestigioso Prix Versailles: il grandioso Diriyah Art Futures di Riyad è stato progettato dallo studio di architettura romano Schiattarella Associati, e si tratta del primo museo della Penisola Arabica dedicato esclusivamente all’arte digitale.
Un vero e proprio spazio che unisce armoniosamente tradizione e innovazione e che sembra letteralmente emergere dalla terra. L’unione di tecniche antiche e moderne soluzioni digitali crea un effetto che potremmo definire “spaesante”, dove la struttura stessa diventa parte integrante dell’opera, mettendo in discussione il confine tra spazio espositivo e arte.
Al suo interno vi sono gallerie espositive, laboratori di ricerca, residenze per artisti, un auditorium, un centro di formazione e altro ancora. Parliamo perciò di un insieme di spazi separati e lineari progettati per fondere, senza soluzione di continuità, gli elementi urbani e agricoli del Wadi Hanifah, il suggestivo paesaggio in cui è incastonato.
Cleveland Museum of Natural History, Ohio
Un altro dei premiati è il Cleveland Museum of Natural History, nello stato dell’Ohio, in quanto rappresenta un perfetto equilibrio tra architettura contemporanea e storia naturale. Progettato per evocare il paesaggio geologico del Nord-Est dello Stato dal gruppo DLR, è ispirato ai ghiacciai che hanno scolpito la regione dei Grandi Laghi.
In poche parole, l’architetto ha stilizzato forme alluvionali bianche e fluide in un unico concetto continuo per unificare le diverse parti della struttura. Non sorprende sapere, infatti, che è situato in uno splendido parco paesaggistico e che racconta la storia della vita sulla Terra, con la Visitor Hall al centro che ospita i suoi esemplari più iconici.
Joslyn Art Museum, Nebraska
Infine, il Joslyn Art Museum di Omaha, in Nebraska, che rappresenta un affascinante connubio tra storia e modernità. Fondato nel 1931 con l’obiettivo di rendere l’arte accessibile a tutti, documenta millenni di creatività umana e la ricchezza culturale globale.
Al giorno d’oggi, il complesso comprende tre edifici notevoli: il Joslyn del 1931, un’opera magistrale Art Déco creata dal duo padre-figlio John e Alan McDonald; il Walter & Suzanne Scott Pavilion del 1994, la prima commissione americana per Norman Foster; e ora il Rhonda & Howard Hawks Pavilion del 2024, progettato dallo studio norvegese Snøhetta.
Ciò che lo rende davvero unico nel suo genere è che abbraccia un paradosso: in contrasto con l’ambiente, l’aggiunta contemporanea firmata dallo studio norvegese sembra sfidare i secoli, proprio come il padiglione Art Déco non faceva alcun riferimento alla conquista romana. E il risultato è spettacolare: offre una panoramica di tutti i tortuosi avvenimenti della storia degli Stati Uniti e delle speranze dell’umanità per i prossimi 5.000 anni.
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