Buoni affari a Paris Tribal

Dal 13 al 18 maggio Parigi ha ospitato la 12ª edizione di Paris Tribal, che nel mondo è una delle più importanti “fiere” non fiere nel campo dell’arte etnica e, come sempre, si è tenuta nel Quartiere Latino. Quest’anno erano presenti 39 gallerie, 34 delle quali erano francesi. L’unica presenza italiana è stata quella della galleria Giano del Bufalo di Roma, che è specializzata in sculture romane e reperti di wunderkammern e che ha partecipato per la prima volta a una manifestazione del genere. Undici degli espositori, inoltre, hanno organizzato mostre tematiche per sottolineare la qualità delle opere e la convergenza tra l’arte “altra” e l’arte contemporanea.
Tra le esposizioni che hanno presentato temi particolari si possono segnalare: “Roots”, che è stata organizzata dalla galleria Flak in collaborazione con la galleria di arte contemporanea 193. In questa mostra si è messo in evidenza il parallelismo tra alcune opere delle culture del passato dell’Africa, dell’Oceania e dell’America del Nord e le realizzazioni di artisti contemporanei nel campo della fotografia, della pittura, della scultura e dei tessuti, sottolineando che certi tratti stilistici ancestrali sono presenti anche nelle opere di oggi. Le convergenze tra il presente e il passato, inoltre, sono state presentate anche dalla mostra della galleria Franck Marcelin, che ha messo a confronto le opere di un artista contemporaneo di Vanuatu con quelle delle culture dell’Oceania.
Senza organizzare una mostra tematica vera propria un accostamento molto interessante è stato fatto anche dalle gallerie Entwistle e Giano del Bufalo, che hanno esposto opere africane e oceaniche e alcune curiosità barocche e naturali. La galleria Mingei, invece, si è concentrata sulla scultura di un artista giapponese del XVII secolo.

Copricapo di penne Sioux (Lakota), alte pianure degli attuali Usa, opera venduta a oltre 30.000 euro
Sui risultati della manifestazione, Frédéric Rond, responsabile dell’organizzazione di Paris Tribal 2025 e titolare della galleria omonima, ha dichiarato a Il Sole 24 Ore «L’edizione di quest’anno si è svolta in un’atmosfera conviviale e sotto un sole generoso. In particolare, abbiamo potuto contare su numerosi visitatori, tra i quali molti sono venuti dall’altra parte dell’Atlantico, come Jeffrey Myers, appassionato di arte Inuit (eschimese). Tra le novità di questa edizione si può notare la presenza di due giovani mercanti: l’italiano Giano del Bufalo e il francese Hugo Brégeau, che hanno portato un soffio di novità, presentando sia oggetti che rinviano al collezionismo eclettico del passato, sia reperti tribali, antichi e di storia naturale.Venendo alle vendite, posso dire che la maggior parte dei galleristi ha realizzato buoni affari, nonostante il mercato dell’arte etnica sia oggi un po’ depresso. Sul piano dei prezzi, posso aggiungere che il ventaglio del valore delle opere di Paris Tribal è stato molto largo e che ha oscillato tra i 200 e i 200 mila euro, anche se la maggior parte dei reperti è stata venduta a prezzi compresi tra i 4 mila e i 12 mila euro».
Questo bilancio, nella sostanza, è stato confermato anche dagli altri galleristi contattati, che hanno riferito di prezzi medi tra i 500 e i 10 mila euro, con pezzi eccezionali che andavano oltre i 50 mila euro. Tuttavia, è anche doveroso segnalare che qualche gallerista non è stato molto soddisfatto del livello delle vendite.
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