Intervista ad Angelo Bolaffi: “Senza sinistra non c’è Occidente, gli USA di Trump sono un’oligarchia”

«La sinistra debole, priva di visione e di capacità progettuale, non è la soluzione alla crisi ma ne è la causa. Si dovrebbe partire da una idea diversa di sinistra, che ormai è muta in Germania, divisa in Gran Bretagna, sulla difensiva in Italia e inesistente in Francia. La crescita dell’Occidente post-bellico fu anche crescita della sinistra. Questo non c’è più»
Angelo Bolaffi, filosofo della politica e germanista, ha insegnato Filosofia politica all’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 2007 al 2011 è stato direttore dell’Istituto di cultura italiana a Berlino. È membro della Grüne Akademie della Böll Stiftung di Berlino e del direttivo di Villa Vigoni “Centro italo-tedesco per l’eccellenza europea”. È autore di numerosi saggi, tra i quali ricordiamo: Il sogno tedesco. La nuova Germania e la coerenza europea (Donzelli, 1993), Cuore tedesco. Il modello Germania, l’Italia e la crisi europea. (Donzelli, 2013), Germania/Europa. Due punti di vista sulle opportunità e i rischi dell’egemonia tedesca (con Pierluigi Ciocca, Donzelli 2017), Calendario civile europeo. I nodi storici di una costruzione difficile (Donzelli, 2019).
Professor Bolaffi, da europeista convinto qual è sempre stato, che riflessioni le porta a fare una Europa succube di Trump, dai dazi all’Ucraina, e inerme sulla tragedia di Gaza? La prima riflessione che mi viene da fare è che con la fine dell’Occidente, almeno dell’Occidente transatlantico, di cui il progetto dell’Unione europea faceva parte, anche questo progetto è finito. Quel progetto era nato per crescere e svilupparsi in un mondo che vedeva l’egemonia “benevola” degli Stati Uniti. Non si può non rimarcare che se non ci fossero stati gli Stati Uniti d’America dopo la Seconda guerra mondiale a fungere da “fratello maggiore”, il progetto dell’Europa come unione politica non sarebbe mai nato. La presenza americana, sia economica – il Piano Marshall e quant’altro – sia militare – Guerra fredda e deterrenza -, ha consentito all’Europa, o almeno all’Europa d’allora, prima del Muro di Berlino, di superare antiche divisioni e crescere in maniera esponenziale, dal punto di vista politico, economico, sociale. Venuta meno la presenza degli Usa, venuto meno quel progetto di un mondo multilaterale, quella idea d’Europa è in crisi. Adesso bisognerebbe vedere, capire, se sia possibile pensare a un progetto di Unione europea in un mondo in cui vige il principio della forza e non più del multilateralismo.
Per restare sulle “sensazioni riflessive”. Donald Trump sembra andare d’amore e d’accordo, o quasi, con due personaggi che la Corte penale internazionale de l’Aja, a cui peraltro l’Italia aderisce, considera criminali di guerra, cioè Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu. Il diritto, come si sa, segue sempre la politica. L’idea di diritto che s’incarna nella Corte internazionale era una idea che contemplava anche l’Onu. Oggi ci si chiede, a ragione: l’Onu dove sta? Tutti noi vogliamo Kant e non Carl Schmitt, però la “pace perpetua” la si fa se si è disposti a rispettare le regole. Con Trump il Paese che avrebbe dovuto rappresentare la “città luminosa sulla collina”, cioè gli Stati Uniti, sta rinunciando ad essere quello che doveva essere, vale a dire una democrazia liberale. Come ha scritto uno storico tedesco, in pochissime settimane gli Stati Uniti sono diventati una oligarchia, una democratura, e a questo punto dovremmo domandarci non se Netanyahu e Putin sono due criminali di guerra, ma dove va l’Occidente. E se è possibile una nuova idea di Occidente che rispetti i principi dell’eguaglianza, del diritto, della libertà e quant’altro. Oggi questo è in discussione. E la cosa terribile è che la morte dell’Occidente trascina con sé anche Israele.
In che senso, professor Bolaffi? Israele era, e tutto sommato lo è ancora, l’unica democrazia politica del Medio Oriente, che viene trascinata nel baratro esattamente come gli Stati Uniti. Senza ovviamente sminuire l’immane tragedia di Gaza. Quel grande progetto che era il sionismo sta trasformandosi esattamente come si sta trasformando la democrazia americana. Di fronte a questo l’Europa è impotente. Ha detto bene l’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, l’Europa è troppo vecchia, troppo ricca e troppo debole. È in grado l’Europa di tirarsi fuori dalla palude come il Barone di Münchhausen tirandosi per i capelli? Io non lo so. Certo ho forti dubbi. Se vedo quello che succede in Germania, che dovrebbe essere la forza trainante dell’Europa, questi dubbi crescono ancora di più.
Per restare alla Germania. Stando ad alcuni sondaggi, l’AfD è diventato il primo partito tedesco… Proprio ieri sono usciti gli ultimi sondaggi. Meno drammatici ma comunque altamente negativi. La Cdu del cancelliere Merz resta, sia pure per poco, il primo partito, ma l’Afd continua ad aumentare, mentre la Spd non si schioda dal 15%. Questa è la situazione.
Il che significa? Se un Paese come la Germania, che dovrebbe rappresentare il “pivot” dell’Europa, è due mesi che discute sull’elezione del giudice costituzionale, beh, c’è da riflettere e preoccuparsi…
Da cosa nasce questa discussione paralizzante? La candidata della Spd, che è stata bocciata per motivi interni, ha una visione liberale delle norme sull’aborto, in un Paese che è in crisi demografica. Si parla di aborto in un Paese che non fa più figli. Una follia. Vuol dire che anche la Germania ha forti debolezze…
In tutto questo, il cancelliere Merz? Merz si muove bene sul piano internazionale, ma sul piano interno è una catastrofe.
Perché? Perché non fa nulla, non è in grado di portare avanti delle riforme. Da più parti si invocano riforme drastiche. Proprio ieri sono uscite le ultime indagini di opinione del principale Centro di ricerca tedesco, dalle quali emerge con assoluta nettezza che i tedeschi non vogliono alcuna riforma. Non accettano di cambiare regole sul tempo di lavoro, sul pensionamento e quant’altro. Il voto è sovrano in democrazia e la democrazia si può far male da sola. Come ha detto qualcuno: Zelensky deve fare un referendum se rinuncia al Donbass, Putin rimane lì, al potere.
L’Europa è parte fondante di quell’Occidente che non è soltanto un luogo, una dimensione geopolitica, ma un insieme di valori condivisi. Professor Bolaffi, c’è una speranza di “resurrezione” per l’Occidente? Già negli anni Venti, Oswald Spengler, grande storico e filosofo tedesco, parlò di declino dell’Occidente. Poi ci furono gli anni terribili del fascismo e del nazismo, successivamente, però, nacque una idea planetaria di Occidente. Di questa idea il punto di riferimento, pur con tutti i drammi, le bombe atomiche, l’anticomunismo, non c’è dubbio che furono gli Stati Uniti. Oggi il problema è vedere se sia possibile costruire un “nuovo Occidente”. Questa è la sfida epocale. Nuovo Occidente significa aprirsi a Paesi come il Canada, l’Australia, il Giappone, la Corea del Sud…avendo l’Europa come centro di una idea di irradiazione. L’Europa ha la forza geopolitica per fare questo? Ha la forza filosofica e morale per provarci? Qui l’unica forza che l’Europa ha è il Papa. È terribile ma è così.
Si può dire che quella che stiamo vivendo è l’epoca del trionfo delle autocrazie, delle democrature? Potrebbe essere, come avvenne negli anni ’20 e ’30 del Novecento. Se noi guardiamo la cartina dell’Europa, dall’avvento del fascismo in Italia fino all’inizio della Seconda guerra mondiale, vediamo che il fascismo si allarga a macchia d’olio, dalla Spagna al Portogallo fino all’Ungheria. Proprio come oggi. Dopo rinacque l’idea di libertà e di democrazia, che è una idea forte dell’umanità. Non è che oggi l’idea di libertà e uguaglianza si dimentica. Questo anelito esiste ancora. Il problema è vedere se questo anelito trova istituzioni politiche per realizzarsi. Oggi le autocrazie hanno il sopravvento, hanno più forza. La democrazia è in difficoltà, soprattutto perché la democrazia che è nata in Occidente non sembra essere riuscita a garantire le promesse che aveva fatto. Non facciamo finta di non vedere: la democrazia si è diffusa dopo la Seconda guerra mondiale camminando sulle gambe del benessere, della crescita. Questo non c’è più. Paradossalmente, i nemici della globalizzazione hanno portato a Trump. Quella tanto criticata globalizzazione, a un certo punto sembrava garantire al mondo intero il benessere. In realtà questo non è avvenuto. La classe media dei Paesi occidentali è invecchiata, spaventata e impoverita. Può essere un mix esplosivo che può portare a nuove forme di fascismo, che ha alla base una profonda delusione verso le forme democratiche.
Le forze progressiste e di sinistra europee hanno la percezione di questo gravissimo pericolo? Assolutamente no. Credo che questo sia il punto più drammatico. Senza una sinistra, in senso lato, liberaldemocratica, socialdemocratica, radicale, non c’è Occidente. Vede in precedenza ho fatto riferimento a Joschka Fischer, il leader dei Verdi tedeschi che fu ministro degli Esteri nell’ultimo governo a guida socialdemocratica, quando cancelliere era Gerhard Schröder. Allora Schröder, che oggi giustamente tutti criticano perché è pagato da Gazprom ed è amico di Putin, quando andò al governo, nel 1998, in una Germania in crisi, fu quello che fece le grandi riforme che portarono la Germania ad essere il Paese leader del mondo globale che oggi è finito, e fu anche quello che nominò Romano Prodi a presidente della Commissione europea, che si oppose all’andata al governo della destra in Austria…Per dire che allora c’era ancora una sinistra forte, convinta non solo di fare le riforme, ma anche delle proprie idee. Per tornare all’oggi, la sinistra, debole, priva di visione e di una forte capacità progettuale, non è la soluzione della crisi ma ne è la causa, se non l’unica certo tra le più significanti. Si dovrebbe ripartire da una idea diversa di sinistra. Ha la cultura la sinistra per ripensarsi? Questo non lo so. Sta di fatto che è muta in Germania, è divisa in Gran Bretagna, è sulla difensiva in Italia, in Francia non esiste più. Esistono piccoli nuclei di resistenza. La crescita dell’Occidente post-bellico fu anche crescita della sinistra, dell’idea di una sinistra democratica. Questo non c’è più.
l'Unità