Tuvalu è il primo Stato al mondo costretto a migrare per la crisi climatica

No, non si tratta della trama di una nuova serie apocalittica su Netflix. Quella che state per leggere è una storia vera ed è già in corso. È la storia di Tuvalu, un minuscolo arcipelago nel cuore del Pacifico, dove si sta concretizzando la prima migrazione di massa causata dal cambiamento climatico.
Tuvalu, composto da nove isole coralline e atolli, ospita poco più di 11.000 abitanti. Il suo territorio si trova, in media, a soli due metri sul livello del mare: un dato che rende questo stato insulare estremamente vulnerabile all’innalzamento degli oceani, alle inondazioni e alle mareggiate. Fenomeni che, a causa della crisi climatica, stanno diventando sempre più frequenti e intensi.
Secondo un rapporto del Sea Level Change Team della Nasa (2023), il livello del mare attorno a Tuvalu è cresciuto di 15 centimetri rispetto alla media dei tre decenni precedenti. Se questa tendenza continuerà — e i dati suggeriscono che è destinata ad accelerare — entro il 2050 gran parte del territorio e delle infrastrutture di Tuvalu potrebbe scomparire sotto l’acqua.

Per affrontare questo scenario da incubo, nel 2023 Tuvalu e Australia hanno firmato il trattato Falepili Union, un accordo storico che prevede un piano di migrazione programmata. In base a questo patto, 280 cittadini tuvaluiani all'anno potranno trasferirsi in Australia con visto di residenza permanente.
I visti vengono assegnati tramite sorteggio e garantiscono ai beneficiari pari diritti rispetto agli altri residenti australiani, in termini di accesso alla sanità, all'istruzione, all’alloggio e al lavoro. Inoltre, i tuvaluiani manterranno il diritto di ritorno nel proprio Paese d’origine, nel caso in cui la situazione climatica dovesse migliorare.
L’interesse per questo programma è stato altissimo: alla prima apertura, 8.750 persone hanno presentato domanda, inclusi familiari dei candidati principali. Un numero che conferma quanto la popolazione sia già pronta ad affrontare l’esilio climatico. Ma Tuvalu non si arrende alla scomparsa. Anzi, ha avviato un’ambiziosa strategia per preservare la propria identità nazionale anche nel caso in cui il territorio fisico non esistesse più.

Nel 2022 il governo ha lanciato un progetto pionieristico per diventare la prima nazione digitale al mondo. Questo include la scansione 3D delle isole, la creazione di un ambiente virtuale in cui trasferire le funzioni governative e persino la proposta di riforme costituzionali per definire lo stato come una realtà virtuale sovrana.
Un’idea che può sembrare fantascientifica, ma che è già stata riconosciuta da 25 nazioni, tra cui Australia e Nuova Zelanda. L’obiettivo non è solo tecnico, ma profondamente politico: mantenere la continuità dello stato e dei confini marittimi anche senza un territorio fisico.
Il primo ministro di Tuvalu, Feleti Teo, ha lanciato un appello accorato alla comunità internazionale durante la Terza Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano, tenutasi a Nizza nel giugno 2025. Ha chiesto il riconoscimento giuridico del diritto alla continuità statale, anche in caso di scomparsa del territorio fisico e la permanenza dei confini marittimi, fondamentali per la sovranità economica.
Non solo: Tuvalu è tra i primi Paesi a sostenere la proposta di un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili, per arrivare a una eliminazione rapida, equa e irreversibile delle fonti fossili in tutti i settori.

Ciò che sta accadendo a Tuvalu non è un’eccezione, ma un segnale del futuro che potrebbe toccare molte altre nazioni costiere e insulari. Secondo la Nasa, il livello globale del mare è aumentato di oltre 10 centimetri dal 1993 e il ritmo annuale di innalzamento è raddoppiato. Alcune regioni, come il Golfo del Messico, stanno sperimentando tassi tre volte superiori alla media globale.
Le isole del Pacifico sono in prima linea, ma il problema è planetario. Gli effetti del riscaldamento globale si stanno traducendo in nuove forme di migrazione, inedite nel diritto e nella politica internazionale: le migrazioni climatiche. Un tema urgente e ancora poco esplorato, che richiede nuovi strumenti giuridici, politiche inclusive e una presa di coscienza collettiva. La storia di Tuvalu è un monito e una sfida. È il simbolo vivente — per ora — di quanto il cambiamento climatico sia una realtà concreta, non un problema del futuro. In un mondo che ancora si divide tra negazionisti climatici e indifferenti, Tuvalu non può permettersi il lusso del dubbio. Per i suoi cittadini, il cambiamento climatico non è una questione di opinione, ma di sopravvivenza.
Luce