I nuovi farmaci per dimagrire riducono il rischio di sviluppare i tumori legati all’obesità

I nuovi farmaci anti-obesità sembrano confermare la loro efficacia anche nei confronti di uno dei rischi più gravi legati al peso in eccesso: i tumori. Uno studio che sarà presentato nel corso del congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) – in scena a Chicago dal 30 maggio al 3 giugno – ha individuato infatti una modesta, ma dimostrabile, riduzione dell’incidenza di 14 forme di cancro collegate con l’obesità, nei pazienti obesi che assumono gli agonisti di Glp-1 per il trattamento del diabete di tipo 2.
“Attualmente, non è possibile stabilire se i benefici in termini di prevenzione oncologica si riveleranno gli stessi anche per chi non soffre di diabete. È plausibile immaginare che le cose stiano così, e che la minore incidenza di neoplasia sia dovuta direttamente alla perdita di peso sperimentata dai pazienti”, ha spiegato durante la conferenza stampa di presentazione del congresso Lucas A. Mavromatis, della NYU Grossman School of Medicine a New York. Per una conferma rigorosa bisognerà quindi attendere i dati di ricerche simili svolte su persone non diabetiche. Che arriveranno però solo in futuro, visto che l’approvazione dei nuovi farmaci per il trattamento dell’obesità è ancora piuttosto recente.
I risultati dello studioÈ per questo che lo studio è stato realizzato su persone con obesità in terapia per il diabete, indicazione per la quale i farmaci sono approvati ormai da più di una decina di anni. I ricercatori americani hanno analizzato i dati di oltre 170mila adulti americani con un indice di massa corporea superiore a 30, che tra il 2013 e il 2023 hanno ricevuto o un analogo di Glp-1, o un inibitore di Dpp-4, un’altra classe di anti-diabetici con un meccanismo di azione che non promuove la perdita di peso. E hanno calcolando quindi l’incidenza di 14 tumori collegati all’obesità nei due gruppi di pazienti al termine del periodo in esame. In termini assoluti, il gruppo trattato con analoghi di Glp-1 ha dimostrato un rischio inferiore del 7% di sviluppare le neoplasie, e più in generale, una mortalità inferiore dell’8%. “Al contrario, abbiamo voluto controllare anche se ci fosse evidenza di maggiori rischio di sviluppare tumore del pancreas e della tiroide, sulla scorta di alcuni dati emersi ultimamente. Ma le analisi hanno dato esito negativo”, ha aggiunto Mavromatis.
Effetti diversi in uomini e donneSono emerse però anche differenze marcate legate al tipo di tumore in esame, e alla tipologia di paziente che assume il farmaco. Per gli uomini, ad esempio, non sembrano esserci differenze statisticamente rilevanti tra i due farmaci, né in termini di rischio oncologico, né nella mortalità generale. Gli effetti sul sesso femminile invece sarebbero marcati, con una riduzione dell’8% dell’incidenza di tumori nelle pazienti in terapia con analoghi di Glp-1, e un 20% in meno in termini di mortalità generale.
Dove funziona di piùI tumori su cui i farmaci sembrano avere gli effetti maggiori sono il cancro del colon e quello del retto, per i quali si è osservata una riduzione di incidenza pari, rispettivamente, al 16 e al 28%, rispetto ai pazienti in terapia con inibitori di Dpp-4. Per ora, il follow up medio nella ricerca è stato di circa 4 anni. Per questo motivo, nei prossimi anni gli autori sperano di verificare l’efficacia preventiva della terapia con analoghi di Glp-1 effettuata per periodi di tempo più lunghi, e in pazienti con obesità che assumono i farmaci senza una concomitante diagnosi di diabete.
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