Ictus e infarto, con la tecnica “aspira e ruota” attacco diretto ai trombi pericolosi

Infarto. Così come accade per l’ictus ischemico, ad un certo punto un coagulo di sangue va ad ostruire un vaso e toglie letteralmente sangue ed ossigeno all’area irrorata. Detto che prima si giunge alla cura e meglio è, perché il fattore tempo è fondamentale per preservare cuore e cervello, l’asportazione del grumo di sangue che occlude l’arteria è una strategia fondamentale in pronto soccorso. E se per la lesione cardiaca già ora la media di rivascolarizzazione si avvicina al 100% per l’ictus le percentuali di successo dei questo trattamento d’urgenza sono più limitate. Quindi non è facile, soprattutto in caso di ictus, riuscire a liberare completamente la via del sangue. E capita che questo tentativo si riveli vano. In futuro, però, le percentuali di successo potrebbero ulteriormente migliorare. E di molto, specie per i trattamenti per i vasi che irrorano il cervello. In senso positivo. Come? Grazie alla trombectomia “milli-spinner” che in pratica “asciuga il coagulo e lo rimpicciolisce, rendendolo quindi più facilmente asportabile.
Il trattamento è stato studiato dagli esperti della Stanford Engineering presso l’Università di Stanford. I primissimi risultati della tecnica in chiave sperimentale sono stati descritti su Nature ed aprono la via a prospettive future per il trattamento di ictus, infarto, embolia polmonare ed altre patologie legate all’ostruzione dei vasi.
Il coagulo si rimpiccioliscePer capire come può cambiare il trattamento occorre pensare alle caratteristiche stesse del coagulo. Questo piccolo ammasso è tenuto insieme da grovigli di fibrina, proteina che intrappola i globuli rossi e altri materiali formando un grumo. Per eliminarlo, si procede attraverso un catetere che viene inserito nell'arteria sede della lesione e il coagulo viene aspirato o “bloccato” con uno stent, una reticella meccanica che li fissa sulla parete. Il problema è che questo approccio non riesce sempre e soprattutto si possono distaccare piccoli frammenti del coagulo capaci di ostruire piccole arterie più periferiche.
Il sistema milli-spinner opera invece con un obiettivo diverso. In un unico tempo riesce a creare una compressione aspirando e, ruotando, effettua una serie di tagli sul coagulo. Risultato: il grumo di sangue si può ridurre fino al 5% del suo volume di partenza. Il processo riesce infatti a liberare i globuli rossi, che si muovono normalmente attraverso il corpo una volta che non sono intrappolati nella fibrina. Quindi la pallina di fibrina, ora minuscola, viene aspirata ed espulsa dal corpo. Le prime sperimentazioni sono davvero affascinanti. Renee Zhao, professore associato di ingegneria meccanica e autore senior dello studio, segnala in una nota per la stampa come "la particolarità del milli-spinner è che applica forze di compressione e taglio per restringere l'intero coagulo, riducendone drasticamente il volume senza causarne la rottura".
A che punto siamoInsomma: stiamo parlando di primi test. Ma già il sistema ha dimostrato di funzionare su coaguli di dimensioni e composizione diversa. Aprendo una finestra per la cura di quelli più resistenti e ricchi di fibrina, impossibili da trattare con le tecnologie attuali.
Il milli-spinner, come avviene per una normale angioplastica, raggiunge il coagulo tramite una sonda su misura. Ed è costituito da un lungo tubo cavo che può ruotare rapidamente, con una serie di alette e fessure che contribuiscono a creare un'aspirazione localizzata in prossimità del coagulo. Questo applica appunto le due forze – compressione e taglio – per arrotolare i filamenti di fibrina in una palla compatta di dimensioni estremamente ridotte. Il tutto, va detto, senza romperli e quindi riducendo il rischio di possibili embolie. Insomma, una sorta di “maquillage” della placca.
"Ciò che rende questa tecnologia davvero entusiasmante è il suo meccanismo unico di rimodellare e compattare attivamente i coaguli, anziché limitarsi a estrarli – ricorda Zhao. Stiamo lavorando per introdurre questa tecnologia in ambito clinico, dove potrebbe aumentare significativamente il tasso di successo delle procedure di trombectomia e salvare la vita dei pazienti".
Prospettive importantiSia chiaro. La ricerca è solo all’inizio. E quanto presentato si riferisce a sperimentazioni precliniche. Ma le attese nel mondo della scienza sono elevate. “Siamo di fronte ad una tecnica assolutamente promettente per il trattamento dell’ictus cerebrale ma comunque importante anche per la terapia dell’infarto miocardico acuto – commenta Giuseppe Musumeci, Direttore di Cardiologia presso l’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino. Per le coronarie riusciamo a riaprire il vaso in una percentuale vicina al 100% dei casi, ma piccole particelle del trombo possono comunque “muoversi” ed andare ad occludere piccoli vasi. Per l’ictus la percentuale è in genere inferiore. Avere una tecnologia che riduce le microembolizzazioni dei vasi piccoli dopo trattamento per l’infarto e migliora i risultati in caso di ictus, consentendo l’aspirazione dei trombi in una più elevata percentuale di pazienti, apre prospettive davvero favorevoli per il futuro”.
La Repubblica