Le lacrime? Possono raccontare la malattia

Saranno le lacrime a svelare ai medici la diagnosi. Se è cheratocongiuntivite primaverile o vernal (primaverile in latino), la rara forma di allergia oculare particolarmente severa, che provoca prurito, lacrimazione, fotofobia, con un impatto significativo sulla qualità della vita dei piccoli pazienti, le lacrime raccolte con il test di Shirmer lo riveleranno.
La cheratocongiuntivite è caratterizzata da un’infiammazione della congiuntiva più complessa e più grave di quella della congiuntivite allergica propriamente detta (da pollini, acari, muffe), con un maggior rischio di complicanze quali cheratite, ulcere corneali, cheratocono.
La malattia colpisce bambini e adolescentiLe lacrime raccolte con il test di Schirmer, un esame semplice, non doloroso e non invasivo comunemente usato in oculistica, sono state trasformate dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in una chiave d’accesso all’universo immunologico della cheratocongiuntivite primaverile (VKC), una forma rara e grave di allergia oculare che colpisce prevalentemente bambini e adolescenti. Sebbene siano disponibili terapie locali – dagli antistaminici ai corticosteroidi fino ai colliri immunosoppressivi – non tutti i bambini rispondono allo stesso modo ai trattamenti.
I risultati su AllergyI risultati di questo lavoro sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Allergy, tra le più autorevoli in ambito allergologico e immunologico. Lo studio multidisciplinare condotto da medici e ricercatori del Bambino Gesù ha analizzato 58 campioni lacrimali di pazienti con VKC, prelevati attraverso il test di Schirmer, che serve appunto a valutare la produzione di lacrime e consiste nell'applicazione di una strisciolina di carta assorbente nel fornice congiuntivale inferiore. “Abbiamo scoperto che questo semplice test, già usato abitualmente nella visita oculistica, ci consente di raccogliere cellule immunitarie presenti sulla superficie oculare e di analizzarne la composizione - spiega Paola Vacca, responsabile dell’Unità di Ricerca Cellule Linfoidi dell’Immunità Innata - Questo ci permette di capire quanto è attiva l’infiammazione e se il paziente sta rispondendo alla terapia o ha bisogno di un cambiamento di trattamento”.
Prevedere la gravità della malattiaLo studio ha mostrato una chiara correlazione tra la quantità di leucociti (cellule del sistema immunitario) presenti nella lacrima e la risposta alla terapia. I bambini non trattati o non responsivi alle cure presentavano un numero elevato di cellule infiammatorie, mentre quelli che mostravano un miglioramento clinico avevano un ridotto numero di cellule infiammatorie. "Grazie a questi dati, possiamo oggi individuare soglie di riferimento per valutare la gravità della patologia e prevedere l’efficacia del trattamento” – sottolinea Maria Cristina Artesani, allergologa dell’Ambulatorio dedicato alla cheratocongiuntivite primaverile. “Il nostro obiettivo è offrire ai bambini cure più mirate, evitando terapie poco efficaci o troppo aggressive”, conferma Mariacristina Esposito, dell’Unità Operativa di Oculistica. La possibilità di monitorare l’efficacia dei trattamenti attraverso un esame non invasivo rappresenta un passo importante verso una medicina sempre più personalizzata. Il test, infatti, è ben tollerato anche dai pazienti più piccoli e può essere ripetuto nel tempo per seguire l’evoluzione della malattia.
Diagnosi più precise e mirate"Questo studio è il frutto di una sinergia concreta tra assistenza e ricerca, resa possibile grazie all’organizzazione trasversale dell’Ospedale – conclude Nicola Tumino, dell’Unità di Ricerca Cellule Linfoidi dell’Immunità Innata - per quanto molto impegnativa, siamo orgogliosi ed entusiasti di questa impostazione di lavoro che, come sempre, pone al centro la cura dei nostri piccoli pazienti e al contempo favorisce il progredire delle conoscenze scientifiche per diagnosi sempre più precise e terapie più mirate”.
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