Bodybuilding e rischio di morte improvvisa: l’allarme degli esperti


Più controlli, medici e antidoping, e più consapevolezza, tanto tra gli atleti che nel mondo del bobybuilding. E’ quanto chiede oggi dalle pagine dell’European Heart Journal un gruppo di ricercatori, dopo aver osservato un rischio elevato di morte improvvisa nei bodybuilder maschi. Un rischio superiore a quello riportato per altre discipline sportive, specialmente nella categoria dei bodybuilder professionisti.
Lo studio su oltre 20 mila bodybuilders onlineIl dato emerge da un’analisi su oltre 20 mila atleti, realizzata pescando interamente informazioni in rete, spiega a Salute Marco Vecchiato dell’Università di Padova, primo autore dello studio. Gli atleti monitorati dallo studio sono stati individuati all’interno di due database, quello della federazione internazionale di bodybuilding e fitness (Ifbb) e quello di MuscleMemory. Nello specifico i ricercatori hanno selezionato atleti maschi che avessero partecipato almeno a un evento Ifbb tra il 2005 e il 2020, e combinato questi dati con quelli presenti su MuscleMemory, un database che contiene dati diversi, dalla tipologia di gare partecipate da un atleta all’età e alle sue misure fisiche.
Come stimare i casi di morte improvvisaIn questo modo i ricercatori hanno individuato 20286 mila atleti maschi, su cui si è concentrata la ricerca. “Per ognuno di questi sono state fatte delle ricerche online, associando il nome completo dell'atleta a delle parole chiave correlate a morte, morte improvvisa, morte improvvisa cardiaca, e così via, in cinque lingue: inglese, in italiano, in tedesco, in francese e in spagnolo - spiega Vecchiato - abbiamo consultato giornali, social, forum e alla fine abbiamo riscontrato 121 decessi nella nostra popolazione. A questo punto abbiamo classificato, sulla base delle informazioni disponibili, le diverse tipologie di morte”. Per circa l’80% di queste i ricercatori sono infatti riusciti a risalire alle circostanze di morte, prosegue l’esperto, suddivise quindi in morti improvvise (traumatiche o meno, includendo in quelle traumatiche incidenti così come i suicidi) o meno (vale a dire riconducibili ad altre cause, come malattie oncologiche, infezioni da Covid o interventi chirurgici).
Setacciando le informazioni in questo modo i ricercatori hanno identificato 46 morti cardiache improvvise. “Abbiamo utilizzato una definizione standard per individuare cosa è considerabile come morte improvvisa cardiaca - riprende Vecchiato - come può essere il caso di una persona che è stata ritrovata morta nel sonno a casa sua o che durante la pratica di allenamento ha avuto un malore, oppure che ha semplicemente avuto un arresto cardiaco e non ha superato il trattamento da parte dei sanitari”. Gli atleti sono stati analizzati nel periodo compreso dalla loro prima partecipazione a una gara fino a metà 2023. Procedendo in questo modo i ricercatori hanno stimato il tasso di morte cardiaca improvvisa, calcolando che sia pari a 33 casi ogni 100 mila atleti l’anno attualmente attivi (ovvero nell’ultimo considerato), circa dieci volte superiore a quello che si osserva in altri sport, ammette l’esperto.
Ma lo stesso Vecchiato invita ad essere cauti nei paragoni: “Non possiamo parlare di un’aspettativa di vita più bassa, perché il monitoraggio non è stato così esteso. Al tempo stesso è necessario considerare, anche nel confronto con altri atleti, che il bodybuilding ha delle peculiarità: lo sportivo medio ha un'età più alta rispetto allo sportivo medio di altre discipline. Ma non solo. Il bodybuilding, a differenza di altri sport, porta l’atleta alle competizioni in condizioni non ottimali: arriva alla gara, al momento del posing, in condizioni di deprivazione idrosalina, a volte anche alimentare, in condizioni psicofisiche di forte stress”. Ciò detto, e considerati i limiti dello studio - l’accuratezza dei dati, così come la loro completezza, provenendo da fonti web, non possono essere garantite - il segnale c’è, rimarcano gli esperti. Soprattutto quando si guarda ad alcune categorie (peggiore per i Men's Bodybuilding rispetto alla Classic), e alla popolazione dei bodybuilder professionisti, specifica Vecchiato, per cui si osserva un rischio di morte improvvisa cardiaca cinque volte superiore: “Restringendo l’analisi agli atleti che hanno partecipato al Mr.Olympia, considerata la gara di elite nel culturismo, nel periodo monitorato ci sono stati 100 atleti, e ben 7 sono deceduti, e di questi 5 almeno di morte cardiaca improvvisa: dati che non sono comparabili praticamente a nessuno sport”.
Le possibili causeAllenamenti parafisiologici, un'eccessiva assunzione di proteine, alternanza tra fasi on-season e off-season, con relative modifiche delle abitudini alimentari e del consumo di acqua e sali, e ricorso alle sostanze d’abuso, dai diuretici agli anabolizzanti, sono i principali sospettati dei potenziali rischi legati al bodybuilding, spiega ancora Vecchiato. Questi comportamenti possono infatti alterare la fisiologia umana, per esempio compromettendo il funzionamento dei reni o del cuore, con aritmie ed ispessimenti o ingrossamenti, come osservato in quattro autopsie prese in esame dallo studio. “L'allenamento di forza, la palestra, il fitness non sono dannose, anzi sappiamo che non solo migliorano la qualità della vita e il benessere, ma possono influenzare anche la longevità - commenta Vecchiato - di conseguenza questo non deve essere un disincentivo alla pratica dell'attività di forza”. In attesa di ulteriori studi, anche sulle bodybuilder, il messaggio del ricercatore e dei colleghi è piuttosto un invito a una maggiore consapevolezza e prudenza, a più livelli: più controlli antidoping, più campagne educative sui potenziali rischi legati all’attività e soprattutto alle sostanze d’abuso, più controlli medici, più regolari. Non solo per mettere al riparo da rischi al cuore, conclude l’esperto, ma anche da altre problematiche, comprese quelle di natura psicologica.
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